31
Mar
2020

Patagonia Trip

Patagonia, la terra dei giganti di granito, dei cieli blu addobbati da nuvole di ogni forma, del viento, mucho viento e sogni… Ognuno ha il suo, non possiamo non averne, i sogni sono ciò che ci fanno vivere, sono la nostra linfa vitale.

I miei sogni patagonici sono fatti di montagne, zaini pesanti, troppo pesanti, avvicinamenti infiniti e cime di luce. Le montagne Patagoniche non sono altissime, eppure contano poche ripetizioni per stagione: l’isolamento, la lunghezza dell’avvicinamento, le difficoltà tecniche elevate e un meteo ballerino le rendono spesso inespugnabili, insomma, sono montagne che si fanno corteggiare! Qualsiasi alpinista che vada nella terra del fuoco non può, a mio avviso, non restarne ammagliato. Il panorama è unico: distese di deserto, laghi blu, ghiacciai e poi loro i giganti di granito.

El Chalten è il paese che funge da campo base, per ogni alpinista/turista che desideri scalare/muoversi nella zona del Cerro Torre o del Fitz Roy. Il villaggio è raggiungibile da Buenos Aires tramite volo interno per El Calfate, da qui in tre orette di bus si raggiunge El Chalten. In paese si trovano: hotel, ostelli o mini appartamenti, supermarket, bar, locali e ristoranti. Tutti i sentieri partono direttamente dal paese, ad eccezione del sentiero per Pedra del Fraile per il quale è necessario prendere un taxi (collettivo o privato), in ogni caso non serve noleggiare un’auto.

Sono stata due volte in Patagonia, la prima nel Febbraio 2017 con Rosa, e poi a dicembre 2019 con Yuri. La nostra giornata tipo prevedeva: bere e mangiare al bisogno, arrampicate in falesia, ma soprattutto frequenti controlli alle previsioni metereologiche, sì perché nella terra del fuoco il meteo è il monarca assoluto.

La prima regola in Patagonia è non avere programmi, quindi porti con te materiale di ogni sorta e poi in base al tempo e alle condizioni vedrai cosa usare e dove rivolgere le tue attenzioni.

Dopo alcune ricognizioni alle pareti, in attesa di una finestra di bel tempo, optiamo per la Via Casarotto al Pilastro Goretta.

La finestra di bel tempo in cui speravamo non arriva, o meglio arriva ma è molto breve. Decidiamo comunque di provarci per non perdere l’unica chance. La settimana seguente infatti sarà di nuovo brutto e poi si avvicina la data del rientro.

Partiamo come sempre molto carichi, destinazione Pedra Negra, dove dormiamo in tenda per poi partire la mattina molto presto alla volta del Pilastro Goretta, sperando nel rigelo della neve nel canale. Dopo le titubanze iniziali per il remollo (la neve molle) in discesa dal Quadrado il canale si rivela in super condizioni e abbastanza velocemente giungiamo in vista del Bloque Empotrado. In sei lunghezze raggiungiamo il blocco per tiri di misto, neve e sassi instabili. Dal Bloque il pilastro si mostra in tutto il suo splendore, scaliamo le prime nove lunghezze: roccia e arrampicata spettacolari. La sera bivacchiamo con l’idea di terminare la via l’indomani. Come sempre qui i programmi sono molto suscettibili todo es posible nada es seguro- cit Lucy e dopo una timida alba che ci fa ben sperare ci ritroviamo avvolti nelle nebbie e nel vento … quindi giù le doppie e discesa dal canale est verso il Passo superior nella neve molle sprofondando fino a metà coscia, sarà perché ho le gambe corte, per terminare con una camminata di 11 km  che ci riporta a El Chalten, concludendo la giornata con una cena più che meritata.

Le previsioni prevedono vento e neve per i giorni successivi, decidiamo quindi di spostarci verso Bariloche e trascorrere gli ultimi giorni a Frey e nella Valle Campanile dove il tempo sembra essere più clemente. Da El Chalten prendiamo un bus per Bariloche (11 ore, tipico delle distanze sud americane) e poi da lì rientreremo direttamente a Buenos Aires in aereo. In alternativa da El Chalten è possibile tornare in bus a El Calafate e poi prendere un volo per Bariloche, sicuramente più veloce ma molto più costoso.
Bariloche è una cittadina viva e graziosa, adagiata in riva al lago che offre molte possibilità. In mezz’ora di bus si raggiunge Cerro Catedral, da dove parte il sentiero di accesso per le due Valli. Il sentiero parte in comune e si divide solo nella parte finale.

La Valle del Campanile è decisamente meno frequentata e più selvaggia, c’è una radura nel bosco, ove è possibile campeggiare (ruscello nei pressi, divieto di accendere fuochi). Le due Valli sono collegate da un passo (45 minuti di cammino). Noi abbiamo scalato due giorni nella Valle del campanile e due nella Valle di Frey. Nella Valle di Frey invece si trova il Rifugio Frey, possibilità di pernottare in Rifugio o in tenda. Meglio prenotare, il Rifugio è meta di numerosi climber e trekkers.

Il posto è incantevole, la roccia ottima e il divertimento assicurato! Da non sottovalutare i gradi delle vie, la chiodatura non è mai ravvicinata ed è necessaria una buona esperienza alpinistica, quindi partite con le orecchie basse.  Le Valli sono disseminate di numerose guglie e torri di granito, queste non sono alte, le vie variano dai 4 ai 6 tiri e le discese avvengono sempre in corda doppia.

Le guide per muoversi in queste zone sono edite entrambe da Patagonia Vertical: Frey Cerro Catedral & Chalten Massif.

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